Emmaus è l’icona di tutti i discepoli di Gesù e di ogni comunità cristiana che lungo le strade della storia, attraverso le difficoltà e le prove, avendo incontrato il Signore, lo annunciano vuoi come genitori, vuoi come lavoratori, come artisti, come abitanti di un quartiere, come collaboratori pastorali. Per questo noi parroci, già dal 2015 abbiamo sentito il bisogno di offrire alle nostre comunità la possibilità di vivere dei momenti di spiritualità che aiutino a diventare protagonisti gioiosi ed entusiasti della fede e non passivi fruitori.
Questo è anche il senso di queste 4 serate.
La forma della concentrazione dei 4 appuntamenti in un'unica settimana, vuol avere il significato di offrire, se non un vero corso di esercizi spirituali, almeno un percorso che permetta a ciascuno di vivere una sosta prolungata che rinsaldi la nostra relazione di amore col Signore.
Veniamo ora a questa prima serata.
Così si era espresso papa Francesco la mattina del 10 maggio 2013:
"Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all’aceto che proprio di gioiosi che hanno una vita bella".
Con questa simpatica espressione, egli desiderava mettere in luce una realtà molto diffusa: l’assenza della gioia rispetto alla propria fede.
Ma che cos’è la gioia? La gioia è essere contenti!
San Tommaso spiega il termine latino “gaudium” con tre parole: praesentia boni amati, “la gioia è la presenza del bene amato”.
Non dice che la gioia è un sentimento, un’emozione, uno stato d’animo, ma una presenza; è la presenza di un bene, di un bene amato.
Noi cristiani parliamo del sommo bene, sommamente amato.
Qual’ è il sommo bene? Il Signore.
La nostra relazione con Lui è davvero una relazione di sommo amore?
Pensate a quando apprendiamo la notizia che in quella famiglia è nato un bambino, perché hanno appeso i fiocchi. Hai visto, dai tizi è nato un bambino! Ah, quando è nato? Il mese scorso!
In realtà la maggioranza delle volte non ci fa né caldo né freddo che sia nato un bambino o al contrario che sia morto un uomo. Ne prendiamo solo atto, se non c’è un legame di affetto con queste persone. Là dove invece c’è un legame forte, siamo molto contenti per la nascita di quel bambino, perché sono i nostri amici, i nostri fratelli.
Che differenza c’è fra la nascita di un bambino presso una persona cara e quella di una persona qualsiasi? La relazione!
Ora, il Signore Gesù lo conosciamo bene sì, ma che legame c’è fra di noi, fra me e Lui?
Di conoscenza? Ma più spesso è una conoscenza distaccata, per cui non è che la sua persona mi entusiasmi o mi deprima più di tanto.
Questo è il punto fondamentale della nostra relazione con il Signore.
Il sommo bene sommamente amato, quando c’è, quando è presente, quella è la gioia; allora il gaudium evangelii, la gioia del Vangelo è la presenza di Lui per noi, ma questo richiede una relazione da parte nostra di grande amore.